mercoledì 22 aprile 2020





Al bonetto (in precedenza denominato erroneamente bonnet) sorto a partire dal 9 novembre 1718 se ne affiancarono di lì a poco altri due. «Da parte nostra abbiamo iniziato questa notte due bonetti nel terreno dei vecchi camminamenti coperti spagnoli della Grande Ridotta del Mare alla nostra destra, fin davanti la nostra fleccia. Così adesso ci sono 3 bonetti, uno dopo l’altro, ed abbiamo iniziato a palizzare il camminamento coperto che segue tali bonetti». Sin qui l’annotazione del capitano Bona in data 15 novembre 1718. Trattasi dunque di 3 bonette realizzate negli angoli del vecchio camminamento coperto spagnolo, indicate con la lettera P nel Plan de la Ville et du Chateau de Milazzo avec les ataques telle qu’elles étoient le 26 novembre 1718, documento custodito nella Biblioteca Nazionale di Spagna. Successivamente le bonette da tre sarebbero diventate quattro, come si evince nella pianta “Melazzo” custodita nella collezione Bertarelli presso il Castello Sforzesco di Milano (num 8. della legenda, dove appunto tali piccole fortificazioni vengono indicate con la denominazione al femminile).

Particolare della pianta redatta dal Montani il 6 novembre 1718 con tanto di traiettoria delle artiglierie, qui riprodotta dalla copia esposta presso il Mastio del Castello di Milazzo. L'esemplare originale è custodito a Vienna (Kriegsarchiv).

Le bonette sono tracciate nella Pianta del Montani, ma non indicate nella relativa legenda. La prima ad essere realizzata fu dunque quella posta di fronte la Redutta della Fleccia (indicata nella Pianta del Montani col num. 14) ed alle spalle della Mezza Ridotta Montani (num. 15 della stessa pianta). Una di esse venne invece realizzata all’inizio della comunicazione che conduceva alla Ridotta del Mare, a sua volta iniziata a costruire il 10 novembre e difatti puntualmente assente nella cartografia cronologicamente precedente, in particolare la pianta disegnata dal Montani il 6 novembre 1718 e quella che documenta l’Assedio al primo novembre di quell’anno, con aggiornamenti sino all’8 novembre 1718 (piante entrambe custodite al Kriegsarchiv di Vienna e riprodotte nei pannelli in forex del Mastio). La Ridotta del Mare fu completata in poco meno di una settimana. È indicata col numero 20 nella Pianta del Montani ed il 15 novembre 1718 fu affiancata da una batteria di due pezzi.

L'Assedio del 1718/19: l'esposizione al Mastio a cura della Società Milazzese di Storia Patria, finanziata col determinante contributo dei Lions Milazzo guidati dal dott. Pippo Costa. 

Un cenno meritano le 5 batterie spagnole indicate dal Montani coi numeri 43-47. Alla prima batteria innalzata in prossimità della Tonnara di Milazzo, a Levante (num. 43 e poi replicata poco più avanti dalla quinta batteria num. 47), se ne affiancò una seconda (la n. 44), denominata S. Giovanni, a sua volta sorta in prossimità della chiesa omonima. Quindi una terza, la n. 45, sorta all’imbocco di Levante dell’odierna via Migliavacca ed indicata dal Barca col nome di Forte dell’Albero. L’altra pianta del Montani, quella datata 6 novembre 1718, ne descrive il numero di pezzi e la data in cui cominciarono a far fuoco, indicandone persino le traiettorie: la prima si componeva di 8 pezzi, anche se alla data del 6 novembre 1718 tirava solo con uno; la seconda si componeva di 10 pezzi ed iniziò sparare il 4 novembre 1718; la terza, infine, ospitava 5 pezzi ed iniziò a far fuoco il successivo 5 novembre. Si comprenderà dunque quanto grande fosse la quarta batteria spagnola, la “grande”, indicata dal Montani col num. 46 ed innalzata agli sgoccioli del novembre 1718 tra la Batteria di S. Giovanni e la Mezza Ridotta Montani: si componeva infatti di 22 pezzi. Iniziò a far fuoco il primo dicembre 1718. Così la descrive in tale data il capitano Bona: «stamattina la grande batteria nemica ha iniziato a sparare dai suoi 22 pezzi, di cui 6 battono la faccia sinistra del Bastione di Palermo e 4 la mezzaluna e la faccia destra del Bastione di Messina. Gli altri 12 puntano alla nostra linea sino al mare». Si presume che a poco potessero servire i tiratori piazzati dalle forze austro-piemontesi agli angoli dei suddetti bonetti, che frontalmente tentavano di disturbare le 22 cannoniere. Per disturbare maggiormente l’artiglieria nemica fu eretta il 10 dicembre 1718, a sinistra della Ridotta della Fleccia, una piccola batteria (al n. 26 nella Pianta del Montani), la quale aveva soprattutto la funzione di proteggere la stessa fleccia dai tiri di una delle batterie avversarie. Gli Spagnoli non restarono comunque a guardare. Il 6 dicembre 1718 avevano iniziato a tirare da una batteria di mortai a pietre e bombe (n. 48 della Pianta Montani) innalzata proprio alla sinistra della loro grande batteria, mentre il successivo 10 dicembre avevano potenziato quest’ultima con due pezzi sulla destra allo scopo di tormentare le ridotte del Giardino e Montani.

Il 12 dicembre gli Spagnoli realizzarono una «linea a 40 passi dalla [loro] grande batteria», proprio tra quest’ultima e quella di mortai, avanzandola «sino al mare ed occupando la metà del terreno situato tra la sua [terza] parallela» e la linea austro-piemontese. Trattasi della linea indicata col num. 49 nella Pianta del Montani. Tale linea rese indispensabile lo stesso giorno la costruzione della Ridotta della Comunicazione (n. 21 Pianta Montani) ed il giorno successivo di una seconda ridotta innalzata alle spalle di quella del mare (n. 22), che da quel giorno diventò la «prima ridotta del mare» per distinguersi dall’altra alle sue spalle, ossia la «seconda ridotta del mare». Le due ridotte sarebbero state unite da una comunicazione, la quale avrebbe così rappresentato la seconda linea degli austro-piemontesi che si estendeva sino al mar di Ponente. Il 21 dicembre 1718, infine, davanti alla prima ridotta del mare iniziarono i lavori di costruzione di una «piazza d’armi che avrà un parapetto con un fossato, dove un uomo potrà ripararsi dal tiro nemico, e dalla quale si fiancheggerà la destra e la sinistra della nostra linea che dal Bastione di Palermo giunge sino al mare». Trattasi verisimilmente della costruzione a V tracciata nella Pianta del Montani proprio davanti alla Ridotta del Mare n. 20, a poca distanza dalla strada che costeggia la Ridotta Mezza-Montani, taglia la grande batteria spagnola contrassegnata dal numero 46 e passa davanti la chiesa di S. Giovanni. Una strada che nel tratto dalla Ridotta Mezza-Montani (denominata non a caso anche Ridotta della Strada) alla chiesa di S. Giovanni sembra corrispondere all’odierna via Mariano Maio, o Maio Mariano per far contenti i Milazzesi.

Corrisponde invece all’odierna via S. Giovanni la strada che dalla mezzaluna situata tra i bastioni Messina e Palermo giungeva sino alla chiesa di S. Giovanni, erroneamente indicata nella suddetta pianta in lingua francese custodita alla Biblioteca Nazionale di Spagna come “strada di S. Lucia”, che invece va identificata nella lunga arteria che ancora oggi - lungo il letto dell’antica “fiumarella” - mette in comunicazione via Migliavacca a contrada Botteghelle, dove un tempo iniziava il territorio comunale di S. Lucia del Mela.





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